Archive for Novembre, 2006

La voce,il suono, il canto

Domenica, Novembre 19th, 2006

O sera che scendi
scendi
e cali
e avvicini la mia collina
(collina or desolata
dei miei mezzadri ferrigni
donne e uomini recitanti Pater e Ave)
rivedo, a te rivengo
insieme ai figli adulti;
d’improvviso mi stacco solo e pensoso.
Qui ho recitato l’alba di vita:
e i contadini di valle
sanno di me di allora
e di poi.

Non tutto è perduto!
C’è un soffio di brezza di mare
che dal porto ascende
le colline sin qui;
c’è la quercia sempre uguale;
c’è il lago che specchia negli occhi
tutte le albe di Bagnolo;
c’è un via vai di tabaccoli (1) e vergari (2)
che s’incamminano col bestiame
per la fiera di Recanati;
c’è al bivio la scuola rurale
dove il piccolo poeta
iniziò il viaggio con le aste e le macchie
d’inchiostro sullo zinale;
c’è sulla strada il sogno
e la speranza oltre l’Appennino
e la mia voce nel suono e canto.

1. Nella mezzadria l’addetto al governo del bestiame.
2. Il capo della mezzadria dal quale ognuno della casata prende ordini.

da Renato Pigliacampo, L’albero di rami senza vento, Iuculano editore, Pavia, 2006.

Scherzare con i disabili

Giovedì, Novembre 16th, 2006

Lo scrittore Claudio Magris è intervenuto con uno scritto sul Corriere sulle violenze perpetrate da alcuni ragazzi sul compagno down. Facile fare il sermone agli insegnanti, genitori, agli stessi disgraziati adolescenti. I “diversamente abili” (!) sono stati accolti nelle comuni classi della scuola quasi trent’anni fa. Nei susseguenti anni abbiamo masticato gli aspetti socio-psico-pedagogici dell’integrazione. Abbiamo mangiato pane e integrazione sia a scuola sia a casa. Io giravo l’Italia per convegni e seminari per spiegare la diversità. Ci sono voluti anni, ma ora mi è chiaro: l’integrazione è un’invenzione dei normali. Non esiste. Semplicemente perché non esiste la normalità.

Quel che è successo e succede in questi tempi contro le ragazzine e i disabili non sono azioni di normali, come prontamente vi definite. Ogni giorno mi trovo a scontrarmi contro l’assurdo; sì assurdità perché, se non lo fosse, queste problematiche sarebbero state risolte da tempo. E ora avremmo parlato di giovani con gravi indizi psichiatrici, trattandoli in certo qual modo. Siccome ad agire sono “i normali” che prevaricano sui “diversi”, non approderemo a niente…

Ci resta pertanto la riflessione amara che la scuola non serve a nulla. Lo riconoscerà chi mi ha seguito con le denunce alla ministra Moratti, del precedente governo, con Scuola di Silenzio, Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando editore, Roma. Sono stato profetico. La verità è che a questi ragazzi pasciuti e consumisti, vuoti di ideali e letture, saturi di immagini e verbosità non gli è stato insegnato nulla, nemmeno ciò che è evidente in classe con la presenza di ragazzi “diversamente abili”.

Ines Talignani, ex magistrato che ha scelto di divenire suora di clausura: “Ho visto l’abisso tra ciò che sono e ciò che chiedo di diventare.” Insegnanti, genitori, dirigenti scolastici non vedranno mai l’abisso perché egoisti, presuntuosi. La scuola, per scorgere la ricchezza portata dai ragazzi speciali, deve spogliarsi d’essere ambiente di normali per diventare “ambiente di persone”, allora sì sarà capace di notare chi ha vicino.

Sete di conoscenza

Martedì, Novembre 7th, 2006

Raggi di sole hanno accesso il suolo
solcando il cuore della terra:
e io cammino sull’orlo dei solchi
col cuore crocifisso di dolori.
Tu porti stesso amaro fardello?
Sei nel solco o voli spazi siderei?
Il tempo segna di rughe il volto
divenuto simili a prati in fienagione
dove erba s’è data alle falci
per ridonare verdi steli a primavera.

Vieni con me:
di sera riscrivo ogni verso
riprendo profumo di valli
scogliere figli vocianti gabbiani.
Il mondo è nostro
quando siamo baciati di gioia.
Ma la mia felicità non arriva:
dimmi se verrà dopo morte?
Nemmeno tu sai.
Resto con la sete di sapere.

Da Renato Pigliacampo, Canto per Liopigama, CASISMA ed., Porto Recanati 1995.

Il corpo ferito non mostra la sordità

Mercoledì, Novembre 1st, 2006

La disabilità sensoriale dell’udito in una giovane donna non è visibile. Anche l’accidente della loquela può essere celato nella frequenza del gruppo degli udenti, purché la giovane taccia; per  il resto ha bèi seni o no, natiche formose o no, insomma conta il body (corpo) in questi casi: seducente o meno. La stessa opinione sul corpo vale per la ragazza udente.

La madre  della ragazza  sorda pensa che il giovane che esce con la figlia ne diverrà il «ragazzo fisso» e chissà che… Sì, avviene spesso che una storia inizia proprio così e vada avanti per alcuni mesi, anche per qualche anno. Lui nel frattempo la “prende”, intendo riferirmi ci fa sesso; è uno sfogo, una passione inevitabile, ovviamente mi riferisco a colei che è carina e sensuale (…). Non è che abbia rèmore sulla relazione tra una ragazza sorda e un ragazzo udente! La verità è che la premura della madre per «il normale» non ha avuto di frequente la riflessione che i maschi sono “rapaci”. Il possesso della lingua verbale, il destreggiarsi con la parola è una forma di difesa all’assalto della passione. La ragazza udente può fermare, con l’intervento lesto della loquela, il ragazzo che la desideri quando si faccia troppo audace e non è disposta; infatti, mentre è abbracciata a lui, ha la bocca libera per proibire le avances. Questa difesa non è possibile quando è nella stessa posizione la ragazza sorda: e lui insiste con carezze ardite e altro (…). Lei non può segnare perché, per farlo, ha bisogno della libertà delle mani ed essere ad una certa distanza. Le mamme, alla fine, intuiscono ma lasciano correre; si accorgono tardi delle conseguenze. Non mi riferisco ad eventuale gravidanza indesiderata, sempre possibile (sappiamo di una percentuale non trascurabile di giovani sorde messe incinta da ragazzotti irresponsabili) ma al fatto che, donandosi, crede d’essere stata scelta e contraccambiata nell’affetto. Era solo sesso! Se il ragazzo intende scegliere-amare una giovane del Silenzio deve prima conoscerla nella capacità di divenire madre e compagna, valutarne il mondo percettivo, culturale e lingua differente. La giovane che è stata posseduta, la giovane che si è donata ingenuamente - forse è la definizione più precisa - capisce tardi che la famiglia l’ha posta sul mercato (sic). Come il contadino fa con una bella manza. Sacrificata sull’altare di una presunta normalità altrui. Adesso, colpita dalla depressione, disprezza il mondo degli udenti; scemata la passione, «il ragazzo normale» - sognato dalla madre e dal parentado - scompare dalla vista.