Archive for Settembre, 2008

Camminare il mondo

Mercoledì, Settembre 24th, 2008

Piero Camporesi, studoso di etnografia, alcuni anni fa pubblicò un libro Camminare il mondo. Vita e avventure di Leonardo Fioravanti medico del Cinquecento, riproposto dall’editore Garzanti nel 2007. Fioravanti iniziò a… camminare dalla Sicilia risalendo sino a Napoli, da Roma a Venezia, da Ferrara a Milano e, mentre marciava, «stava in mezzo alla gente». Lo studioso ammira Fioravanti tanto da affermare che «sapeva per esperienza che la Terra era un viscido labirinto pieno d’inganni e gabberie nella qale solo chi sapeva nuotare riusciva a galleggiare e soprvvivere, nella migliore delle ipotesi in una gabbia di matti».

Le vicende di questi giorni sulla compagnia aerea nazionale Alitalia ci induce a pensare che a galleggiare, pardon a volare, è sempre il signor Cavaliere Berlusconi. Costui non “cammina il mondo”, condiziona le menti della gente con le sue televisioni.  Berlusconi inventa i problemi entrando come il cucculo nel nido di altri volatili, crea scompiglio sino a quando non li sfratta. Poi scarica le malafatte agli oppositori politici, ad enti o istituzioni dello Stato sino a quando la sua strategia sia vincente. Ormai nessuno più crede  a Berlusconi, ammesso che le persone intelligenti e colte gli abbiano una volta creduto. Il Corriere della sera del 24 ottobre 2008 riportava un’intera pagina di riflessioni e interventi di massmediologhi sulle lettere d’insulto e maledizioni inviate nel sito di Forza Italia dagli italiani. Il responsabile dello stesso e della propaganda elettorale, Antonio Palmieri, affermava che fosse giusto che Berlusconi sappia, a parte i plausi e l’alleluia, che una marea di gente lo odia, lo disprezza, addirittura lo vuole morto. Tuttavia conclude che il Cavaliere, pur non avendo studiato McLuhan, è maestro di media per girare a suo vantaggio le opinioni negative provenienti dalla gente comune. Ci riesce perché siamo il paese delle passarelle, pronti a correre dalle emittenti televisive per dire la nostra, apparire insomma, a scapito del controllo del nostro cervello, della cultura o testimonianze edificanti. Troppi politici sono ospiti delle televisioni del Cavaliere: e si svalutano. Perché apparendo la gente sospetta che “sono tutti uguali” indipendentemente di ciò che dicono. La gente è stufa del virtuale, cerca il rapporto diretto con le persone, la testimonianza, vederti in faccia chi sei e cosa sai fare. Quando scendiamo sul terreno televisivo di Berlusconi è sconfitta certa. Perché ha risorse economiche che utilizza per il consenso immediato, per prostituire la verità, per comprare supporti dai suoi palafrenieri, che lavorndo professionalmente sull’informazione rende il vero per  falso e viceversa affinché possa  rispondere il giorno dopo: “Mi hanno interpretato male”, o «I giornalisti scrivono quel che vogliono, io non ho mai detto… ».

Spostiamo l’attenzione dall’udito al cervello del sordo

Lunedì, Settembre 15th, 2008

Quando do una tesi sia alle giovani laureande della Facoltà di Scienze della Formazione che alle docenti che conseguiranno la specializazione per l’insegnamento ai soggetti disabili noto che l’elaborato è focalizzato - attaccando il I capitolo - sull’immancabile sordità, considerata come deficit che blocca il processo d’apprendimento. Ciò fa pensare che, il candidato, dispone il lavoro con una mentalità stutturata esclusivamente sulla parola verbale, di udente, forgiata sulla/dallla verbalità. Ripete gli stessi argomenti e definzioni a iosa. Il modello da seguire è sempre l’udente, il coetaneo che ha la fortuna di sperimentare e utilizzare le parole verbali.

Vero che la mancanza d’udito è uno svantaggio a livello d’apprendimento immediato, ma non si fa sufficiente ricerca psicocognitiva, linguistica e metodologica per aggirare l’ostacolo del deficit sensoriale affinché sia possibile condurre il bambino sordo verso l’attività d’apprendimento col canale intatto (la vista). Il deficit è considerato, appunto, esclusivamente deficit ed è scaricato sul bambino, no sul docente o l’operatore che lo assiste nello sviluppo. Gesell, pedagogista e studioso di problematiche dei soggetti disabili, alla fine degli anni Sessanta del secolo scoro scriveva che non è normale essere sordo, «ma i sordi sono individui perfettamente normali se noi li aiutiamo a superre i vari problemi del loro handicap». Il sordo diventa un soggetto equilbrato nel momento in cui noi riusciremo a sviluppare un processo d’apprendimento efficace. Non è impegno plausibile e di lavoro scientifico disporre la programmazione didattica pensanta, e proposta, esclusivamente da chi ha sperimentato processi d’apprendimento con gli orecchi. Andare oltre per organizzare una didattica per venire incontro ai sordi vuol dire studiarne le azioni cerebrali  e i meccansmi percettivi, avere  la forza d’immaginazione di immedesimarsi nel loro esistere (cfr. Renato Pigliacampo, 2008).