Archive for Settembre, 2009

Oliver Sacks e i sordi (II)

Lunedì, Settembre 28th, 2009

Oliver  Sacks incominciò a capire i sordi nel momento in cui ha iniziato a frequentarli e a comunicare con loro. Ciò che non è mai riuscito a Itard, medico che, quotidianamente, frequentava l’Istituto per sordi di Parigi il quale, sul letto di morte, disse che il loro modo di comunicare andava benissimo, vale a dire « (..) il meno può anche nascondere un più» (O. Sacks). La maggior parte dei docenti o delle logopediste chiedono agli scolari sordi di labioleggere. Chi vi si adatta, di solito è un’azione esercitata da colui che è divenuto sordo, che ha familiarità con le parole, tuttavia si trova di fronte come colui che deve comprendere da una  «traduzione istantanea e automatica» (O. Sacks). Invece la persona sorda grave succede che «egli vede la voce, non la ode» scrive sempre  il neuropsicologo, trovandosi quindi in una continua situazione di ansia che via via va aumentando tanto più quanto l’interlocutore insiste sulle parole che non riesce a comprendere globalmente o gli sono nuove. Ciò fa dire a Sacks che «un individuo minorato nel linguaggio (…) è una calamità più sfortunata, perché è solo per mezzo del linguaggio che entriamo in possesso della nostra umanità.» Ma quale linguaggio? Qui si spalanca una porta in cui gli psicologi e i pedagogisti, i neurologi e gli psicolinguisti e i nuovi studiosi delle aree cerebrali, hanno individuato nel sordo, un cervello speciale. Dagli studi di Chomsky a quelli del nostro Giacomo Rizzolatti abbiamo individuato un progetto efficace seguendo un percorso bilingue del bambino sordo, scrive O. Saks che è “allettante” questo compromesso tra segni e lingua vocale. Tuttavia aggiunge, nel suo sforzo ideativo per il bene del sordo, di pensare a un “progetto  di creare una lingua intermedia tra l’inglese e i Segni (ossia un inglese segnato)».

(continua)

Oliver Sacks e i sordi (I)

Giovedì, Settembre 10th, 2009

Nel testo di O. Sacks, Vedere voci (Adelphi, Milano 1990) si comprende le difficoltà incontrate dalle persone udenti nel valutare le capacità psicointellettive dellle persone sorde o ipoacusiche. Se ciò mette in difficoltà un neuropsicologo di vasta cultura dei processi mentali, figuriamoci cosa potrebbe accadere (infatti succede quasi sempre!) alle persone che non hanno svolto letture o studi approfonditi su questi specifici temi. Sacks ha compiuto un lavoro di esorcizzazione, liberandosi dal pattume di un’imitazione passiva, dal momento che scrive che la frequentazione dei sordi l’ha indotto a rivedere il linguaggio, la natura del parlare e dell’insegnare, il funzionamento del sistema nervoso, la formazione delle comunità, dei mondi, delle culture in “modo del tutto diverso (…)” (cfr op. cit. p. 14). Troppi si soffermano a consideare “linguaggio” quel che è solo una imitazione di un esercizio ginnico che dà origine alla sonorità, grazie alla espirazione-inspirazione dell’aria. B. F. Skinner dichiara esplicitamente che il linguaggio è un comportamento verbale acquisito allo stesso modo di altri comportamenti. Piaget ammette che il bambino ha la capacità di rappresentarsi mentalmente le azioni come fondamentale base per l’acquisizione del linguaggio. Vygotskij precisa: «Il pensiero non è semplicemente espresso in parole. Esso inizia ad esistere attraverso esse.» (cfr L.S. Vygotskij, Peniero e linguaggio, Giunti e Barbèra, Firenze 1984 u.e.) Per Schaffer linguaggio e pensiero sono costruiti nel rapporto interrelazionale col gruppo dei pari. Ma è Sacks a comprendere che «Il linguaggio e il pensiero sono sempre personali; per esempio ciò che diciamo, come pure il discorso interiore, è espressamente peculiare di ciascuno (…)». E’ risibile, come capita a qualche ingenua logopedista, la diceria che «il bambino sordo va alla scuola di linguaggio», o «il bambino sordo apprende il linguaggio». La definizione corretta dovrebe essere - se avrà la fortuna di avere un’ottima logopedista - : «Il bambino sordo o ipoacusico si ingegna con esercizi ginnici labiobuccali e guttuali per impostare gli apparati dell’articolazione fonica per produrre codici comunicativi espressi con la sonorità.» Lo psicologo statunitense H. G. Furth l’ha compreso bene, e nell’opera Pensiero senza linguaggio, edito da Armando, Roma 1993 u.e., ne viene a capo. Egli ci ricorda che siamo precipitati nell’obsoleto pregiudizio psicocognitivo di attribuire alta intelligenza a chi sa parlare bene o utilizzare, con maestria, le parole verbali. Questo ha spinto molti pedagogisti e psicologi a concludere che, essendo il sordo uno scarso parlante, un incapace all’utilizzo delle parole vocali, di fatto è da considerare kofos (vuoto), confermando la definizione aristotelica.          

 (continua)

Il (mio) Nuovo Dizionario

Sabato, Settembre 5th, 2009

Esaurito nella prima edizione in poco tempo, ho recentemente pubblicato (nuovamente per Armando Editore) il Nuovo Dizionario della disabilità, dell’handicap e della riabilitazione.

Nella nuova edizione ho inserito centinaia di nuove “voci”, sempre guidato nella mia ricerca da tre temi principali: la scuola, le metodologie riabilitative, il Silenzio.

Chi è interressato può leggerne di più sul mio sito internet, nella sezione Ricerca e Università.

E’ segnalato ed è possibile ordinarlo sul sito dell’editore:
clicca qui per vederne la pagina sul sito di Armando ed.