Archive for Dicembre, 2011

Sordità, cultura e formazione dei sordi. Riflessione.

Venerdì, Dicembre 30th, 2011

Essere sordo oggi induce, tutti noi protagonisti, a pensare alla situazione scolastica dei giovani diplomati sia della scuola secondaria di primo che di secondo grado. Forse  durate il periodo di scuola dell’Infanzia e Primaria ancora non compare la tragedia dell’istruzione dei sordi. Negli anni Settanta del secolo scorso si parlava malissimo delle scuole specializzate, venendo infangate di ingiuste accuse. Negli anni che seguirono i sordi sono stati accolti nella scuola residenziale come - in un certo senso - è giusto che sia così. Tuttavia la maggior parte dei docentii era incapace di rendersi utile nella didattica, vale a dire insegnare a questi scolari “speciali”. Sono scaturite diatribe di ogni genere per la mancanza di formazione, demonizzando oneste persone (senza loro colpe). Come ho più volte scritto nei miei testi (cfr Scuola di Silenzio, Lettera ad una Ministro (e dintorni), 2006 e Parole nel movimento. Psicolinguistica del sordo, 2009, editi da Armando.

Mai si è affrontata la formazione dei docenti ad hoc affinché le potenzialità (enormi!) dei sordi o degli ipoacusici venissero considerate  e/o stimolate dalla Scuola!

Se in questi anni abbiamo considerato il passaggio dell’homo sapiens all’homo zapiens e, poi,  costui ha imboccato il precipizio di Homo analfabeta, mutamento che è stato ancora peggiore per il sordo o per chi ha problemi di sordità perché non sono stati predisposti gli elementi culturali indispensabili per permettere i soggetti di partecipare al «pasto acquisitivo» (cfr Renato Pigliacampo, 1983 e successive edizioni). I sordi, inseriti nella scuola ordinaria, hanno imitato in toto il «modello udente» dei coetanei, scimmiottandoli. L’imitazione è stata recepita a livello di manualità, manifestata o con la gestualità spontanea e utilitaristica o con la comunicazione grafica (cfr l’abilità dei sordi nel disegno o nella pittura). E qui si apre un altro discorso.

Il bisogno di alfabetizzazione  dei sordi è divenuto urgentissimo in questi ultimi anni! Se Cardano gridò «Crimen est non istruire i sordi», oggi noi gridiamo, alla fine del 2011, che è una vergogna, un insulto alla credibilità di un Paese lasciare le intelligenze dei bambini,  con problemi d’udito, o illudere i loro genitori che la sordità sia possibile sradicare dalla  faccia della terra, pertanto cestinare  le metodologie, le polisensorialità di stimolo dei sensi vicari all’udito, affermare che il verbum è il solo punto di recupero principale, come diceva Mons. Giulio Tarra al Congresso di Milano del 1880, è chimera!

Riletto oggi il «Crimen est» di  Girolamo Cardano, che aveva un figlio sordo, si comprende meglio che, il dramma dei sordi, non è tanto la sordità in sé stessa, ma l’analfabetismo che alberga (anche) tra chi  si è proposto a guidarli, e c’è anche chi (pare) sia riuscito a farsi eleggere, restando impavido con la sua ignoranza. E ora che fa? Semplicemente si affida all’interprete. Cosicché costei finisce per acconsentire ad un’azione che non le compete.  Sia chi aiuta sia chi è aiutato è gente dappoco, ignorante (un ignorare proveniente  dalla scarsa alfabetizzazione e di valori etici). Sono sordi - possiamo dire - che si celano dietro la sordità (badate bene!) per nascondere, appunto, la proprio ignoranza, affidando ad altri gli interventi ’spinosi’ o/e che sono di loro competenza con programmi specifici e progetti e, soprattutto, scrivendo in una comprensibile lingua italiana, nel nostro caso, o segnando in LIS. Molti sordi di oggi, in posseso di titoli di scuola secondaria, confrontati con coloro che hanno ottenuto lo stesso titolo 30-40 anni fa, non reggono il paragone tanto sono indietro perché il ragionamento - sia in lingua dei segni che in lingua italiana - è talvolta confuso e scoraggiante… 

Signor Ministro Profumo, siamo in un circolo vizioso. Ha  riflettuto sulla formazione   per i nostri docenti? Lei afferma, come le sue precedenti colleghe, che la specializzazione è «per il sostegno». Molto bene, abbiamo un docente di «sostego», ma se dovessi sottopormi ad un intervento chirurgico io esigo, e credo anche lei, chiedere il chirurgo specifico.

Ecco che noi sordi auspichiamo che emerga né l’homo udensl’homo signum ma  l’homo intelligens nelle potenzialità di esprimersi nelle modalità da lui scelte, in considerazione del fatto che è all’altezza di esercitare una critica costruttiva, di comunicare (far comune) in modo che chi lo ascolti o lo veda dica: questo soggetto è idoneo per governarci. I sordi devono imparare a rispettarsi a vicenda nelle proprie responsabilità: e non strepitare contro qualcuno che la pensa diversamente. La critica è sacrosanta, tanto di più deve avvenire nei sordi perché, limitati talvolta nel dibatito e nel confronto, devono «crescere» proprio negli scambi di idee e comparazione di programmi. Questo confronto, questa elementare visione, diciamolo pure, è imprescindibile da un’ottima istruzione. Se non siamo abbastanza ‘presenti’ come eravamo  qualche tempo fa - artefici e sicuri del nostro essere noi ad affrontare le Istituzioni - significa carenza di delegati, il non andare di passo con la  cultura e la formazione continua del notro tempo.

ELUDERE E’ CONTRO LA CIVILTA’

Domenica, Dicembre 25th, 2011

La persona  «portatrice di handicap» (orribile definizione, ma consueta fra la gente d’oggi) è stata spesso, troppo spesso, elusa nei suoi sacrosanti diritti. Siamo nell’anno 1983, e sebbene si facciano cosiddette ‘battaglie civili’, che talvolta si fondono su false questioni, o interessi di parteggiatori politici, in Italia si fa molta fatica a fornire ai disabili la dignità di una vita sociale (…). Devono continuamente insistere nella richiesta del poco che ottengono dallo Stato. Umiliazione che deve cessare! Perché è contraria alla coscienza civile. Sino a quando una società, cosiddetta normale, eluderà i problemi reali delle persone disabili, frenerà sempre le potenzialità di progresso civile e democratico del suo popolo «normale». La democrazia inizia quando si fornisce, anche al disabile, le chances di partecipazione.  Da  «Il Sordudente», anno III,  n. 2 (1983)

CUORE DI PORTO RECANATI

Mercoledì, Dicembre 21st, 2011

Ascolto il battito di Geo.
Sempre sei stata, o terra
affine al mio corpo dialogo
teso nei sogni di queste colline
da cui ogni giorno sono generato
nel volto dei mezzadri che ricordo.
 

(Oh! le mie Marche di vergari e tabaccoli,
gente robusta con mani callose
il cuore generoso; ancora mi parlano
nell’idioma del passato
nelle sere che calano sul mare)
 

Sono andato nell’ultimo volo
per imitare il gabbiano sfiorante l’onde.
sulla spalla ho la croce del debole.
 

Mi sono dato ai fratelli del Silenzio.
Volato oltre i Sibillini, oltre
il Cònero per fondermi nell’arcobaleno.
 

La mia storia la sussurro al vento
che soffia per le vie della mia Porto.
A me non è dato ascolto se non che
nelle labbra che muovono rapide parole.
 

Nemico talvolta a me stesso, sui libri
indago la verità per sperare consenso.

LO SCREENING PER I BAMBINI SORDI

Domenica, Dicembre 18th, 2011

Il diritto alla salute, che consiste anche nella possibilità di utilizzare tutti i sensi, è il principio che guida la democrazia sociosanitaria. Tuttavia questo traguardo non è ancora raggiunto (alla fine del 2011) in tutte le regioni italiane, per quanto riguarda lo screening. Sette sono le  regioni che, con una normativa, impegnano il settore sanitario a valutare le condizioni d’udito del neonato. Sono le Marche, la Toscana, l’Emilia-Romagna, la Sardegna, la Campania, la Liguria e la Lombardia. Ogni anno i bambini che nascono con sordità profonda sono circa 1.100. Lo screening audiologico è fondamentale per approfondire le cause di un’eventuale sordità, e quindi per un buon recupero della potenzialità uditiva; infine ci vogliono i centri audiologici con personale qualificato. C’è, nel nostro paese, un’incuria ingiustificata sull’accertamento della sanità di un senso fondamentale come l’udito che governa la relazione del piccolo sia con i familiari - la madre in primis - sia con l’ambiente. Ogni ritardo è una colpa che va evitato.�

MACHIAVELLI E… LA SITUAZIONE DEI SORDI (Dal «Diario» del 22 luglio 1972)

Venerdì, Dicembre 9th, 2011

I Gesuiti hanno accusato per anni e anni Machiavelli di empietà emarginando le sue opere tra quelle “proibite“. Il Principe fu “un’opera scaturita dagli inferi“ secondo gli eminenti teologi del secolo XVII. Perché? Semplicemente perché temevano che l’intelletto laico si destasse e togliesse loro gli innumerevoli benefici sociali e l’autorità sul popolino. Ripetere che la religione cattolica ha frenato la presa di coscienza della libertà intellettuale, è superfluo confermarlo. Ugualmente oggi  taluni sordi  dell’ENS si comportano verso i simili in modo machiavellico  nel momento in cui alcuni di loro stanno lottando per raggiungere l’indipendenza dagli udenti, infiltratisi nell’associazione ENS per lucrare  probabilmente ogni mese un puntuale stipendio. Sino a quando gli udenti sono nell’ENS - e continueranno a tessere sottobanco accordi con i poteri di governo, e le fazioni di partito, che è un male di tutti gli enti parastatali (l’ENS, quando  scrivevo questi appunti, era un ente parastatale, NdA) - i sordi resteranno esclusi, ineducati e senza rispetto di un codice etico. Se vogliamo il bene dei nostri fratelli silenziosi dobbiamo dar loro veri educatori e non pseudoinsegnanti. E’ nostro dovere di protagonisti, intellettualmente più pronti, venire in aiuto ai compagni di sventura perché prendano coscienza della loro condizione sociale. Cerchiamo di riflettere su queste parole più che sulle loro orecchie chiuse da sottoporre all’otochirurgia.

SORDITA’ E IGNORANZA

Mercoledì, Dicembre 7th, 2011

Recentemente un quotidiano riportava le riflessioni dell’ex-ministro della P.I., prof. Tullio De Mauro il quale, rispondendo ad un giornalista, affermava che il 70% della gente  non sa intraprendere un discorso verbale efficace, meno ancora per iscritto quando deve destreggiarsi con le regole grammaticali. Ci sono sordi e ipoacusici ignoranti considerato che, i processi di apprendimento, avvengono soprattutto utilizzando il canale acustico-verbale, che è chiuso nel sordo, oppure per iscritto, tramite la lettura e la scrittura. E’ notorio che la lingua italiana per il sordo è ostica, in particolare nell’utilizzazione di un sistema narrativo appropriato.

Si può affermare che essere ignorante, per il sordo, diviene una colpa quando, non potendo confrontarsi con i sordi colti o avvantaggiati dagli studi superiori o accademici, egli si fa sedurre dall’ambizione di voler governare i simili, con la superbia di gesticolargli «ho vinto io!». «i sordi mi hanno votato!», «io sono il capo!». Poi, nel momento in cui si trova davanti all’ostacolo, chiamato a decidere la scelta di un programma eccetera, delega agli udenti, a chi gli scodinzola attorno. E’ l’ignoranza imperante di taluni sordi a bloccare il progresso dei sordi! L’offesa di costoro è tanto più grande quanto più è dettata dalla superbia! Se la Scuola avesse meno indulgenza verso i sordi, e iniziasse a bocciarli per scarso profitto, ci sarebbe maggiore selezione tra i loro rappresentanti, giovando alla comunità dei sordi.   �

I DOCENTI VANNO RISPETTATI NELLA LORO PROFESSIONALITA’

Lunedì, Dicembre 5th, 2011

Credo che non ci sia un docente di sostegno (definizione poco efficace per indicare un lavoro professionale) che insegni ai sordi che non voglia il bene  del suo alunno o  studente. Questo “bene” è inteso come capacità di condurre l’alunno, che gli è stato affidato, a comunicare per iscritto in un buon italiano, vale a dire farsi comprendere da chi utilizza la lingua del paese.

Nella scuola secondaria di 1° e  2°  si affida il cosiddetto sostegno ad un docente che sostene (sic!) tutti gli alunni di  diverse tipicità di disabilità in tutte le materie. L’importante è essere il più alto in graduatoria, cioè avere l’incarico!  Ma vedendola  con attenzione critica dovremmo  dire che siamo di fronte ad un  docente  eccezionale però, che merita  onori e plauso perché, per tale incombenza, è un  geniale programmatore didattico e di  comunicazione, a meno che non si voglia prendere in giro il soggetto e  i suoi genitori.

Ma chi ha una minima esperienza di didattica con gli alunni sordi e ipoacusici – passi per la scuola dell’infanzia e primaria – sa  benissimo che  i docenti che  si occupano  di  studenti sordi necessitano di programmi appropriati che vanno ‘calati’ nei processi psicocognitivi dell’alunno sordo co cui operano.

Evidentemente il MIUR (cfr  Scuola di Silenzio, Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando, Roma 2006) non ha  “esperti” all’altezza di comprendere che la didattica insegnata - sfruttando il  canale visuomanuale - richiede docenti capaci di sviluppare un processo afferente per il quale implica il docente a  conoscere in modo approdondito la materia insegnata. Questa ha nome professionalità, che dovrebbe obbligare il MIUR a riconoscerla al docene. Se questo avvenisse farebbe di  lui un vero esperto, un competente nel settore specifico di quell’istruzione! Il Ministero si guarda di agire così, ripiegando sul sostegno generico e così imbroglia. E’ il pressappochismo italico la catastrofe dell’Italia della mananta d’istruzione dei sordi e degli ipoacusici! Il dramma inizia qui: è  l’invisibilità di incompetenti che lo stato non vuole formare “perché costa troppo”, o perché pochissime Università hanno il coraggio di incarichare insegnamenti  efficaci per i reali bisogni  dell’istruzione dei sordi.