Archive for Ottobre, 2006

Verità e valori

Sabato, Ottobre 28th, 2006

Giorni fa, leggendo resoconti di stampa, mi sono “scosso” come i cavalli del palio di Siena, vedendo imbrogliare o camuffare “verità” e “valore”. Ovviamente il giochetto può riuscire solo alla loquela del Cavaliere. Ecco così che a Report, il programma di RAI 3, sottotitolato, mi è stato possibile confrontare opinioni e spropositi, menzogne dalle comuni furbizie. Di Pietro dice, per giustificare l’annullamento della costruzione del ponte di Messina, “… a che serve costruire il ponte sullo Stretto se non ci sono strade dall’una e dall’altra parte? Ci metto una pecora e una capra?”. La verità è che le mille opere programmate del passato governo era fumo negli occhi degli… allocchi. Chi sa dire le opere concluse dal governo Berlusconi? Eppure, con la complicità delle sue televisioni, abbiamo visto inaugurazioni, discorsi in pompa magna e bottiglie di spumante stappare. Ahi, scatole cinesi! Una sfilza di consigli d’amministrazione controllati e controllori. Nessuna opera iniziava, trovavano soltanto i fondi per pagare stipendi ad una moltitudine di impiegati e progettisti di faraoniche opere di carta. Eppure la “verità” del capo del governo giungeva alle orecchie dei pigri, di coloro incapaci di svolgere un’azione propositiva di critica, bravi solo a “credere” e a “criticare” secondo il padrone che li foraggia o no. I sessanta deputati del passato governo del centro destra eletti in Sicilia dimostrano come si stava ideando un ponte di carta, una raccolta di finanziamenti che sarebbero finiti tra Scilla e Cariddi, per decenni il ponte non sarebbe iniziato, ma le risorse economiche sarebbero giunte puntuali, magari con appoggi bipartisan nell’approvazione della Finanziaria.

Purtroppo ciò che rovina l’Italia non è solo l’ineducazione ai doveri – soprattutto pagare le tasse – ma l’infima astuzia che, fregando lo Stato, si pensa d’acquisire l’onore d’essere furbo e intelligente. Invece occorre che qualcuno la canti che è un reato, che va contro la costituzione. Berlusconi ha insegnato a mentire e a “rubare” allo Stato. Ha sollecitato decine di volte di non pagate le tasse. Noi dell’Italia dei Valori i “valori” ce li abbiamo radicati nel partito. Qualcuno è restato confuso, perplesso sul fatto che il capo del governo invitasse a sfuggire alla tenaglia del Fisco. Eccoci dunque spogli di “valori”, annullati, presi per il di dietro perché, se la maggioranza della gente che ci è attorno non distingue il “valore” insito in un partito come IDV, non ci sarà mai democrazia, solo demagogia. Che è stata per lo più la pietanza scodellata per cinque anni agli italiani. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ti confesso che sono incavolato, non per l’aumento delle tasse anche a me, che pagherò secondo le nuove aliquote di Visco, ma per il fatto che l’opposizione allora non sapeva leggere il bilancio dello Stato. Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati è azione degli sciocchi! Mi trovo a plaudire Travaglio e Moretti (sic!). Prodi, che è un ciclista, dovrebbe sapere che arrivare secondo è il primo di tutti gli sconfitti, talvolta il più fesso: e nessuno lo ricorda.

Bisogna rigenerare la verità per rinvigorire il valore. Difficile. Con i trabocchetti delle televisioni di Sua Emittenza, e gli yesman a disposizione in ogni dove, a noi rimane la parola, l’antico passaparola dei saggi che, alla lunga, finiva in tutte le orecchie. Sai dirmi un politico attuale con capacità e destrezza di superare l’Ostacolo (Berlusconi)? Io non ne vedo alcuno. Provo tristezza nello scoprirmi con gli occhi spalancati su una moltitudine di “sordi”.

Accettare o no la sordità

Martedì, Ottobre 17th, 2006
Per comprendere meglio il mondo del Silenzio presento, ai miei lettori, due realtà: l’una di persona che si accetta nella sordità, l’altra la sfugge e combatte.
   Credo che abbiate udito o letto la parola eutonologia. Studia la scienza di «star bene nella propria pelle». Proposta dal filosofo e biologo Henri Laborit, nonno di Danielle, sorda, attrice e autrice del libro autobiografico Il grido del gabbiano. Molti sordi dalla nascita o divenutili durante lo sviluppo chiedono alla società di maggioranza d’essere compiutamente nella propria pelle. Molti incontrano difficoltà in questo, anzi gli divienta impossibile. Ci sono genitori che, già nei primi mesi di vita del piccolo, decidono per l’impianto cocleare. Ho un amico otochirurgo a cui ho chiesto quante possibilità ci sono (anno 2003) per percepire, non solo “sentire”, la parola nella completezza… Ha risposto: «Poche.»  Ciò indica che, l’imperfetto ascolto, limita la memorizzazione e, di poi, il richiamo mnemonico e la strutturazione del linguaggio sonoro-verbale. Agli impiantati (pare) venga limitata l’attività sportiva competitiva, talvolta anche ludica, attraverso la quale, molti di loro, entrano in relazione con i coetanei udenti riportandone gratificazione. Sono bambini impediti a divenire se stessi.
  La sordità grave o meno grave conduce alla complessività psicologica, ad una rielabotazione dell’Io. Ne ho parlato nelle mie ricerche sull’inconscio. Per ora mi ripeto affermando che la sordità è una filosofia esistenziale. Capisci gli altri da come tu sei accettato e trattato nella tua caratteristica di sordo. Il miracolo dell’Effeta (apriti) non può avvenire. Non puoi strapparti gli orecchi. Sei «sordo» negli orecchi. Ma se l’indicazione finisse qui non è un ludibrio: lo diventa quando ignoranza e pregiudizio della gente colpiscono mente e psiche del sordo!
   C’è la persona sorda che non si accetta, non perché soffre la disabilità sensoriale, ma perché si ritrova inconsiderata nella società o gruppo professionale o amicale. Ecco che il tutto si sposta nell’accettarsi ed essere accettato.
   Ho visto nel corso della mia atttività professioanle di  psicologo decine e decine di drammi: genitori in lite per accelerare l’educazione del figlio «a parlare bene». Come se l’obiettivo parlare fosse l’unica etichetta visibile per accedere alla cosiddetta normalità, da far «udire» al parentado, ai vicini di casa. Ho visto ragazzine sorde allontanate dai coetanei o giovani non udenti dalle rispettive madri e sospinte, letteralmente, nelle braccia dei compagni di classe udenti «perché - essendo udenti - impareranno a parlare bene».