Archive for Ottobre, 2010

L’UNTO DEL SIGNORE

Sabato, Ottobre 23rd, 2010

 

  

Sono certo che parecchi lettori ricorderanno che, il Signor B., all’inizio del suo governo si incensava d’essere «l’unto del Signore», o meglio il nuovo Messia che ci avrebbe portato nell’Eldorado, dimenticando d’essere – sebbene miliardario – anche lui un uomo mortale. Sono trascorsi parecchi anni del suo maneggiar politica, senza che avessimo, ancora oggi, chiara idea del motivo del suo “scendere in campo”.  Eccolo lì – questo Unto del Signore – secondo l’opinione di grandi giornalisti, di osservatori politici compiere nefandezze verso i leaders della sua coalizione  di governo. La miseria umana dell’uomo che ci governa appare evidente nella mancanza di carisma, se non altro di un operare mascherato, nel momento  delle difficoltà, nell’astuzia becera, di abilità di sapersi incensare e di manipolare il consenso sia mediatico che di solerti fans (a pagamento). Auspica vivere centotrent’anni. Glielo auguriamo perché non è degno di persona mortale gioire la morte del nemico politico, considerato che ci sono tanti “morti viventi” in Parlamento! Dall’esultanza del potere (“l’unto del Signore”) è sceso nel linguaggio peggiore di un bevitore d’osteria ubriaco, sino a bestemmiare Dio (così riportano tutti i giornali). La superbia e l’ottusità mentale non hanno limiti. Anche la rana voleva divenire voluminosa come il bue, ma fece male i calcoli scoppiando in mille pezzi. Così finirà il signor B.: e tutti i seguaci, d’inizio e   fine della sua  storia politica, una volta “esploso”  diranno  - ammaestrati dalle sue menzogne - di non averlo mai conosciuto.  Sono trascorsi mesi e mesi di diatribe sulla proprietà della “casa di Montecarlo”. Tutt’Italia, il mondo hanno visto che le “battaglie” nel nostro Paese avvengono - non per i programmi di governo e di migliorare le condizioni di vita dei cittadini - bensì per disarcionare l’avversario politico quando, costui,  si oppone  al leader, nel nostro caso a Silvio Berlusconi. L’ex-ministro del governo Craxi, Formica, ebbe a dire che la politica “è merda e sangue”, ma oggi è peggio ancora: è vergognosamente blasfema.  Il presidente della repubblica emerito, Oscar Luigi Scalfaro, che è credente e cattolico praticante inorridisce. E le parole di Aldo Moro sono chiaroveggenti: «La società di domani, quella che vagheggiamo e per la quale lavoriamo, ha bisogno di uno Stato impegnato, articolato, caratterizzato da una efficace cooperazione dei poteri e da una corretta e agile amministrazione.» Assistiamo, invece, che un deputato del partito del capo del governo, l’On. avv. Ghedini, stipendiato dai cittadini, dedichi tutto il suo tempo a tutelare le miserevoli faccende legali del suo leader; lo scontro - fomentato dallo stesso capo del governo – fra le massime Istituzioni non ha tregua; l’insulto, più che il dibattito primeggia nei massimi poteri politici e istituzionali; il dossieraggio sulle abitudine sessuali e gli investimenti economici dei  leaders albergano fra le fazioni politiche. L’unto del Signore, Deus et machina nel prendere per il naso i cittadini onesti d’Italia, sta concludendo il suo ciclo politico; e, mentre questo succede, mi allarma una cosa che, anche nell’Idv, ha lasciato il Signor B. funesti indizi del suo “far politica”. Auguriamoci che ADP se ne accorga in tempo perché, se non avverrà, tutte le battaglie portate avanti con tenacia e sacrifici, per un Paese che rispetti le Regole democratiche e le Istituzioni, andranno sperse come bolle di sapone.   

La Rupe Tarpea: azioni d’ignoranza ed egoismo

Lunedì, Ottobre 4th, 2010

Non c’è più selezione naturale. Ritorniamo alla Rupe Tarpea. E’ il contenuto  di un commento di Joanne Maria Pini, compositore e docente di armonia al Conservatorio di Milano. E’ l’opinione che ha lanciato su facebook. Disabiti d’Italia, ribellatevi! Scrivete al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla Ministra dell’istruzione, Mariastella Gelmini, anche - se credete - al Capo del  Governo, Silvio Berlusconi. Smettiamola con gli insulti ai disabili! Eppure, fra loro, ci sono scrittori, validi studiosi, poeti, scienziati di chiara fama. I disabili sensoriali, mi riferisco ai sordi e/o ipoacusici, ai ciechi e/o ipovedenti, sono sempre tenuti sulla raticola; le loro capacità psicocognitive sono nella norma purché fruiscano di docenti in possesso di professionalità di trasformare il Sapere in chances apropriate, secondo un processo noologico e di stimolo delle aree cerebrali proprie dei disabili sensoriali  (ciechi e/o sordi). Ciò non avviene mai. I ministri, tutti quelli che si succedono in viale Trastevere, sono allo status quo nell’impatire insegnamenti restando su itinerari didattici tradizionali ed obsoleti. Gli insegnanti non sono preparati secondo i bisogni specifici dell’apprendimento. Restano ancorati a vecchie metodologie didattiche e/o perché non si studia la disabilità dei processi di apprendimento appropriati. Questa scuola condanna all’ergastolo i bambini sordi/ipoacusici per una propagandata inclusione e integrazione che mai c’è stata secondo i reali bisogni (cfr Scuola di Silenzio, Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando, Roma 2005). Erano migliori, a dirlo con onestà,  le tanto vituperate  «scuoole speciali» dove, almeno, i sordi avevano la ‘fortuna’ di confrontarsi fra di loro. Oggi, in Italia, ci sono 95.000 cosiddetti “insegnanti di sostegno”, ma quanti effettivamente sono capaci d’insegnare a chi non ode? La colpa e il fallimento dell’inclusione didattica e dell’integrazione dei disabili sensoriali sono da attribuire ai Ministri dell’istruzione che si sono susseguiti ogni nuovo governo. Per molti genitori la carenza di professionalità dei docenti si è trasformata in rabbia, in disprezzo della loro professione. Ma dobbiao pur giustificare i docenti perché sono vittime di questo decennale andazzo della Scuola. Bisogna ristudiare l’inclusione con l’apporto di docenti sordi e/o ipoacusici che abbiano avuto la “fortuna” di aver frequentato le scuole specializate sperimentando i processi di apprendimento  acustico. Col loro apporto, - all’inclusione e, poi, all’integrazione con gli altri coetanei, in una società di tutti, ma diversamente speciale, perché si considera l’evidenza.