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L’ARISTOTELICO «KOFOS»

Lunedì, Agosto 1st, 2011

Non so se i sordi adulti della mia generazione (nato io alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso) in possesso di una buona istruzione e/o che hanno svolto una professione gratificante, o loro stessi professionisti e iscritti agli albi professionali, si siano resi conto che cosa stia accadendo alla scuola statale italiana, là dove accoglie, nelle sue strutture, scolari o studenti affetti di sordità grave o lieve. Per il MIUR i sordi studenti, sia per la scuola dell’infanzia che primaria, maggiore per la scuola secondaria di primo e secondo grado, restano sempre un “peso”, un costo che lo Stato non vuole assumersi secondo i bisogni, considerando il bilancio attuale dei “tagli”. Come tenta di uscirne da un impasse che è offensivo alla scuola stessa e alla formazione della persona? In varie regioni sono stati eliminati i corsi di specializzazione per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Non valutando i programmi didattici e l’alta capacità degli stessi docenti! E’ pur vero che, le Università, sono autonome nella didattica. Ma proprio perché indipendenti bisognava o/e bisogna che l’autorità centrale prenda atto sia della didattia che della qualità raggiunta dagli specializzandi. Non è così. Il MIUR - per la scuola di primo e secondo grado - ha decapitato corsi validissimi, accentrando la formazione degli  specializzandi a Roma, in un Istituto Speciale (Scuole ieri denominate “scuole speciali”). E’ una scelta dettata dal risparmio, ma anche per far riemergere obsoleti progetti di rinverdire strutture di ieri. Lo Stato non vuole formare i docenti specializzati nelle Università. Perché la specializzazione costa: e soprattutto perché obbliga i docenti a rivisitare  studi plurodisciplinari. E’ pur vero che,  nelle Facoltà di Scienze della Formazione, sono attivi Moduli per conseguire la… specializzazione. Così si ottengono specializzazioni per il sostegno, in quegli atenei, per la scuola dell’infanzia e per la primaria. I Moduli per i disabili  sensoriali (per la vista  e per l’udito) sono di appena venti ore, ristretti nel Laboratorio. Ci sono atenei che sbrigano la richiesta degli studenti con la piattaforme on-line. E’  arduo insegnare la disciplina della comunicazione dei/con i sordi a distanza. Prima di passare alla pratica «come si parla» al sordo o all’ipoacusico, o fornire il segno visuomanule, c’è bisogno di approfondite conoscenze cognitive e linguistiche. Purtroppo famiglie di sordi, insegnanti e operatori sociosanitari pensano che la vittoria sul masso di Sisifo della sordità sia fattibile quando il sordo “impari a parlare a voce”. Insegnare ai sordi, invece, è un processo di coscienzazione del docente che implica immedesimarsi nei processi psicolinguistici visivi. Ciò obbliga a rivisitare i testi di Piaget, Bower, Bruner, Chomsky, e ovviamente con l’aggiunta dei classici specifici proprio sui sordi quali Furth, Sacks, Borel-Maisonny, Bouvet, studiosi principali deilo sviluppo cognitivo e linguistico dei sordi. Si capisce sempre di più, col passare del tempo, che ci mancano guide di formazione per una didattica specializzata: i famosi metodi che gli specializzandi di oggi nemmeno intuiscono l’esistenza. Un vuoto che lascia perplessi, anche perché  i vecchi maestri sono ormai cancellati dal tempo!