AGGRAPPATO AL SILENZIO

         2 marzo 2011, alle Marche ferite dall’alluvione

 

Io non ricordo più quel che sono stato

nei giorni infanti nella casa sparsa

oltre il Colle dell’Infinito, nella contrada

di gente a mezzadria pregante in idioma e

nel mese mariano sull’altare porre Speranza

sulle biade e quintali di grano la cascina inondare.

Perduto mi trovo sul litorale di Potentia

qui esiliato non più mi so donde arrivo.

I miei paesi sono ormai senza tempo

                                                  né storia,

già fanciullo mi spersi in terre padane e

in quel di Padova mi affacciai scrivano

su opere sottratte in biblioteca d’istituto,

in cui apprendevo segni guidati dall’occhio

perché l’orecchio chiuso inintelligibile al verbum.

Non sono più poeta che scrive di getto.

Non avrò isola serena, lasciata.

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