La furbizia di Tonino, il contadino

Il presidente dell’Idv nelle elezioni politiche è andato a fiuto e c’azzeccato. Prima di accasarsi col Pd è andato, con umiltà, alla corte del suo timoniere (Veltroni). Forse aiutato dalla benevolenza di Prodi. Il quale, per il nostro contadino, ha sempre avuto un occhio di riguardo. Tonino ha capito a volo che è meglio avere certezza dell’uovo oggi che della gallina domani. E’ l’esplcito ragionamento di taluni partiti barcolanti. Per ora mi prendo - pensava il nostro presidente - quanto basti per superare l’ostacolo per entrare in parlamento, poi…  Non l’ha dato a vedere ma puntava a percentuali quadruplicate rispetto alle politiche precedenti (2006), senza  cadere nei presunti machiavellismi bertinottiani, o nell’ebefrenico linguaggio hard della vestale di Storace, intronando il capezon del  teleutente. Affermare comunque che Di Pietro sia stato una volpe è offensivo nel suo pathos di difesa della Giustizia. E’ stato sospinto dall’intuizione concreta del fare. Nelle campagne da cui proviene ha appreso dal genitore contadino che, quando i vecchi della casata si lamentano per il dolore della ossa causate dai reumatismi, il tempo sta mutando ed è bene mettere in cascina il fieno secco (…). Il Pd è servito come indicatore di partenza, punto di riferimento come un amico che camminando camminando lo si fa partecipe dei nostri propositi, di una crescita comune. Di Pietro aveva tuttavia intuito che si poteva vincere, ma non è stato supportato nel progetto quando occorreva tirar fuori la manaia e, il compagno del «si può fare» (Veltroni), doveva adeguarsi invece restava quieto nel suo savoir-vivre, confessando carenza di grinta e negligenza di psicologia sociale. Berlusconi è più che furbo, è astuto: e quando un uomo così può permetersi d’investire capitali in politica, l’avverario finisce per non avere scampo. L’uomo di Arcore crea fortune politiche o annienta gli antagonisti. Perciò è amato e odiato in proporzione. La sinistra radicale si è suicidata durante il governo: e poi durante la campagna elettorale. Il loro alfiere è rimasto alle idee di lotta della classe operaia quando oggi, gli artefici dell’economia, possono passare da un ceto sociale all’altro nel tempo d’un giornata. Bertinotti s’è addormentato sui testi di Marx perché non capisce di sociologia e di dinamiche sociali. Un condottiero così, senza approfondimenti di sociologici e psicologici, è alla mercé di un ammaliatore di folle. Svetonio diceva Vulpum pilum mutare, non mores. La volpe cambia il pelo, non i costumi. Lo abbamo costatato durante la guida della Camera di Bertinotti. Egli, uomo di lotta più che di governo, mai ha saputo frenare i suoi ministri di scendere in piazza. Erano chiamati a risolvere i problemi, altro che protestare tra la gente, indebolendo Prodi. Quando Tonino se ne è avveduto delle trappole sparse qui e là, ormai il centrosinistra era toppo debole. Ma nella caduta è stato molto furbo, credibile pro domo sua rispetto alla sinistra morente. Ora, gli idvisti, dimostreranno le loro capacità politiche se riusciranno a ’salvare’ i “naufraghi”. Possiamo provarci fornendo loro le scialuppe dei ‘valori’. E’ bene però che ADP inizi a vedere le persone nel suo partito, allontanando i ‘berlusconisti’, accogliendo le istanze di nuovi gruppi che chiedono d’essere attivi e ascoltati nell’IdV. Ciò sarà possibile far squadra in un modo diveramente migliore.

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