Jean Léonard Touadi, Wanda Montanelli e..

Jéan Léonard Touadi è venuto dal Congo nel nostro Paese decine di anni fa, per studiare. Ha sposato una donna italiana. E’ entrato poi nella vita politica e, durante il mandato del sindaco Veltroni al comune di Roma, ha rivestito la carica di Asessore alla Sicurezza e alle Politiche Giovanili. Il leader dell’IdV Di Pietro l’ha candidato alla Camera dei Deputati, probabilmente con l’intenzione di dar «voce» alle persone immigrate che sono in questo Paese, sensibile apertura alla «diversità» e al multiculturalismo verso cui ci incamminiamo. La sua serietà, la cultura, l’esperienza di mediatore linguistico e delle necessità degli immigrati hanno convinto Di Pietro ha dargli la possibilità d’essere eletto nel parlamento italiano. Su quest’apertura da plaudire ce n’è un’altra che lascia perplessi gli elettori idvisti.

Mi riferisco allo sciopero della fame della responsabile nazionale delle donne dell’IdV, Wanda Montanelli, per la quale i vertici dell’IdV non considerano le donne, se non che - come diceva la Santaché nei confronti di Berlusconi - solo a livello… orizzontale (!). La Montanelli, senza dubbio, è una donna coraggiosa che porta l’attenzione sulla politica delle scelte amicali, per non dire domestiche. I giornali italiani non considerano - a parte un intervento del Presidente della Repubblica - la “battaglia” di Wanda Montanelli. Tanto più IdV nazionale. Tutto è ammantato di silenzio.

Un’altra cosa che mi preme far sapere, e che mi riguarda, è la seguente. Nel predisporre i nominativi dei candidati da inserire in Lista per le elezioni politiche, la dirigenza della mia regione, le Marche, aveva proposto anche il mio nome, all’altezza di comunicare quei valori che, a giudizio dei vertici dell’IdV, sono presenti nelle nostre “battaglie”. Dopo aver chiesto delle garanzie a livello nazionale, delle chances per cui mi sarei speso per farmi apprezzare in campo elettorale, e non considerato ‘portatore d’acqua’, non avendo ricevuto il suppoto, ho deciso di rinunciare. Di Pietro - e chi ha lavorato alle Liste con lui - ha sorvolato sui nomi che avrebbero dato lustro e conferma ai “valori” per i quali impegna le sue energie. Invece ha accolto nelle sue file l’uccel di bosco (ex Udeur) David Favìa, vicepresidente dell’assemblea del consiglio regionale. Così facendo ha scavalcato le regole democratiche, relegando simpatizzanti e iscritti alla mutezza, che è peggio del silenzio - del mio Silenzio! - che, grazie alla mia tenacia, «sa parlare». Favìa è stato eletto. Evviva! Io l’ho votato e l’ho fatto votare. Come per il candidato al senato, Gianfranco Borghesi. Chi scrive non ha bisogno, grazie a Dio, di ‘puntare’ sulle prebende fornite dalle Istituzioni politiche, ma si è sempre proposto e combattuto in prima fila per far sentire la “voce” nelle istituzioni delle persone che, sul serio, subiscono le sciagurate scelte degli incompetenti. Eppure, anche Di Pietro, ha sempre affermato negli incontri che «noi siamo una risorsa nel partito». Possiamo intuire le pressioni a cui egli è sottoposto, ma sarà più credibile se, una volta tanto, sarà capace di contraddirsi aprendosi veramente alle scelte democratiche della base e alla meritocrazia senza tornare alla obsoleta politica del passato, del no ai “disabili” (ci riguarda), alle “donne” (riguarda Wanda Montanelli) e, invece, il a ben nove candidature (riguarda Silvana Mura), e il a sei candidature (riguarda Leoluca Orlando).

Ci sono tanti altri «sì» ingiustificati, mi dicono gli amici. Non mi abbasso ad indagare sui cavilli con cui si è superato l’ostacolo per essere accolti in Parlamento. Attendo i frutti del lavoro dei “prescelti”. Mi pongo una semplice domanda: l’Idv serve ad un gruppo ristretto di persone o per il Progetto originario per il quale, molti italiani, si innamorarono di ADP?

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