IL CORPO DIALOGANTE

(16.01991)  Dal 29 luglio al 3 agosto dell’anno scorso, ho partecipato ad un congresso internazionale sull’istruzione ed educazione dei sordi, a Rochester (USA) in cui,  nella sala, migliaia di mani  si levavano vivaci dalla platea impadronendosi dello spazio neutro circostante o di aree segniche del corpo per comunicare un messaggio al Deaf venuto da un Paese lontano. E sebbene la lingua dei segni sia diversa da un Paese all’altro - proprio per il fatto d’essere lingua - sono stato testimone di  “colloqui“, grazie alla capacità che ciascun sordo aveva (o possiede) nell’interpretare la semiotica corporea. Siamo testimoni, in queste occasioni, nel sordo di una elasticità mentale che sbalordisce, facendoci intuire e riflettere che, se il segno fosse adottato sin  dall’infanzia, esso permetterebbe di individuare i significati iconici con cui, l’emozione, si manifesta in lui, nella cultura e lingua  diverse; difatto esporre i bambini sordi alla lingua dei segni non potrà che favorire il trionfo del «corpo dialogante».
 

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