IL SIGNOR B. E L’ADESCAMENTO PARLAMENTARE

Le persone critiche, utilizzanti il proprio cervello, che non si adeguano ad uno psittacismo di maniera, si saranno accorte che Berlusconi, nei momenti ‘diffcili’ del suo governare, compie uno sforzo di «discolparsi» delle proprie azioni, con la fisima di scaricare sui «comunisti» ogni loro fallimento. Più che essere una questione psichiatrica, siamo dinanzi ad un’astuzia diabolica; più che «bugia», è «menzogna». Molti giornalisti e politici di opposizione scrivono ad orecchio, per sentito dire, invece la parola va dapprima decodificata e poi interpretata nel contesto dell’azione. Il signor B. guida  «il governo del non fare (sic!)», ma anche una squadra di fenomenali massmediologi e teoroci della comunicazione capaci di alterare il significato delle parole secondo «il» momento. Le mutazioni dei significati emergono a bizzeffe: «rientro di capitali», martellamento per settimane dei media per indurre il popolo acritico a pensare: “porteranno (i ricchi NdA) soldi per investimenti in loco (in Italia)”, nascondendo, alla semplice definizione (ma troppo esplicita): «il premier dà opportunità, agli evasori fiscali, di riportare in Italia i soldi nascosti all’estero»; «i magistrati di sinistra» e/o similari sortite sui giudici non graditi, inducendo il lettore disattento a pensare che, se commetterà un reato, non sarà giudicato da un giudice equilibrato, ma da «un giudice di sinistra o comunista», di fatto fazioso, venduto, col riferimento che, il male, è sempre a sinistra. Si possono analizzare decine e decine di locuzioni togliendole dal contesto e che, poi, incredibile (!) tutte conducono all’osanna del premier, ritornando all’occhiello o al titolo dell’articolo, cosicché il signor B., diventa «il miglior capo di governo degli ultimi 50 anni!» Il lettore di giornali non schierati, l’ascoltatore delle emittenti berlusconiane, si fanno l’idea che B. governi la res publica per il bene dei cittadini. Quando questo bene per/dei cittadini non emerge o ritarda ad apparire (vedi l’Aquila, Napoli e tante altre emergenze), la colpa ovviamente ricade sui comunisti, sui magistrati che intralciano i progetti. Il signor B. è prevenuto perché è abituato a corrompere - a ‘ungere le ruote’, nel gergo comune - di fatto gli è ignota la dirittura morale dei laici di sinistra: si pensi a Pajetta, a Terracini, a Togliatti, a Ciampi, ad Amendola e a tanti altri. Nell’intrigo di demonizzare «i comunisti» partecipa - col premier - tutto il suo entourage mediatico. La “menzogna a tavolino”, come l’ho definita, muta il significato della parola stessa, la sua imago. Eccoci di fronte al kofos aristotelico l’inquinamento delle azioni giuridiche condotte nelle diatribe e di rinvio a giudizio contro la magistratura; l’estemporanea pressione sui pubblici ufficiali e spacciare fandonie (vedi la storia di Ruby); sul misturato sistema di emittente pubblica e privata, allorché è controllore-controllato, elevano il signor B quale  fenomenale giocoliere della “cosa pubblica”, di cui non avremo corretezza amministrativa e democrazia sino a quando  sarà capo del governo, e lo   sarà a lungo perché troverà sempre un sodale - suo pari - che starà al gioco. Le persone con un buon cervello l’hanno capito. Ma la presunzione della gloria e della platea che spetterà al leader che vincerà il Drago, induce la coalizione a tergiversare… Docet ADP, col coraggio che lo distingue, dice: «Mi alleo anche col diavolo, pur che finisca l’era Berlusconi!» Non è odio per il premier, ragionevolezza e equilibrio di riaccendere la fiaccola della speranza.

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