«Il lodo Alfano»

Per Berlusconi «il lodo Alfano difende la democrazia». Poi si espone durante un’astuta conferenza stampa sul fatto che per quattordici anni è stato perseguitato dalla Magistratura. Dimentica di dire che egli stesso ha sempre disattivato le norme, allo scopo di favorire i propri interessi economici e di potere, e quelli dei solidali. Ottenuta la vittoria nelle elezioni politiche dell’aprile 2008 con messaggi improntati sulla bugiardaggine, di facile presa sulle menti non avvezze al ragionamento, ha poi preteso priorità di programmazione politica per mettere a tacere la Magistratura non considerandola (cfr Carta Costituzionale) istituzione indipendente ma sottomessa al Governo. Eccolo utilizzare il “lodo Alfano” prettamente per non farsi processare, legge ad personam. Antonio Di Pietro ha affermato che assistiamo ad una «dittatura dolce», eufemismo fuori luogo. La dittatura lo è o no. Berlusconi nega la Giustizia, le leggi dello Stato, meno quelle proposte dai parlamentari del suo personale partito: protervia e privilegio diseducante per i giovani. Agisce nella menzogna, differente dell’astuzia perché studiata “a tavolino” per denigrare l’avversario o soggiogarlo. L’ex-ministro del governo Prodi, Mastella, se ne è accorto tardi, un pivello della politica (!). Che farne di un capo di Governo così? E’ l’impegno preso da Antonio Di Pietro con i propri elettori: frenarne l’escalation  megalomane, nell’attesa che il popolo non ricada nella credibilità nella prossima sceneggiata elettorale di tali personaggi pretendenti a guidare l’Italia.

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