La preparazione dei docenti specializzati per i sordi

Nelle relazioni tenute negli incontri di convegni, seminari o nelle lezioni accademiche faccio spesso presente ai docenti, agli studenti che occorre reinventare la didattica trasformandola in didattica speciale quando è rivolta al sordo. Sarà possibile allorché il docente conoscerà in modo approfondito la disciplina insegnata, operando di creatività: e nel momento in cui agisce, per raggiungere l’alunno sordo o audioleso, rifonderà il sapere. La maggior parte degli insegnanti è assuefatta alla ripetitività, all’apprendimento di teorie mnemoniche, psittacistiche, che rimangono con loro e con i propri alunni il tempo di un’interrogazione, di una giornata. Alunni e studenti sordi, insisto, hanno il diritto d’avere docenti bravi nella disciplina per cui hanno conseguito la laurea. Ma la scuola ufficiale procede, nella scelta dei docenti per predisporre la graduatoria, attribuendogli un punteggio di servizio  prestato in una sede disagiata, o per figli, o per averne uno disabile, eccetera. Il punteggio è conteggiato al di fuori delle capacità culturali e professionali di chi richiede l’iscrizione in graduatoria. Non si valuta il merito, i progetti didattici, l’aggiornamento, i master (…). E’ triste ammetterlo: spesso siamo di fronte a “dottori in lettere”, futuri insegnanti di lingua italiana, che loro stessi non la conoscono bene, incapaci a esprimere per iscritto un pensiero coerente (…). Se sono scarsi nello scrivere nella lingua del proprio Paese (loro dottori in quella lingua!) quanto più incontreranno difficoltà - per insegnarla -agli alunni sordi? Un buon scrittore sa manipolare i lessemi per trovarne gli efficaci e comunicare al lettore ciò che vuole narrare.  Il docente di lingua italiana non sa programmare secondo i processi psicolinguistici opportuni per l’alunno. Una volta era abitudine dichiarare in giro della «Scuola dei sordomuti» strutturata proprio per i sordomuti dagli udenti. Ma, anche nella sessa, gli insegnanti erano all’altezza nel programmare la didattica? Io ho sperimentato quelle scuole avvedendomi che, taluni “professori”, non avevano i requisiti per esercitare l’insegnamento perché scarsi nella disciplina per la quale avevano ottenuto l’incarico (…). Qualcuno ammetteva malignamente che appartenessero al gruppo dei bocciati per insegnare nelle scuole comuni, cioè ai ragazzi normali, pertanto Prof reciclati ad insegnare ai… sordomuti (sic!). Eravamo sconfitti prima d’iniziare l’anno scolastico. Nel nostro Paese l’insegnamento ai sordi, salvo eccezioni, non è mai stato serio, si è proceduto a vanvera. Lo Stato si è quasi sempre lavato le mani nell’istruzione dei sordi. I docenti sono stati considerati “i guardiani” dei disabili sensoriali, coinvolgendo anche i ciechi nella nostra sfortuna, piuttosto di formare esperti di un’istruzione specializzata. Perché preparare un corpo insegnante qualificato ci vogliono investimenti e riconoscerne poi la professionalità a livello economico.

Ogni ministro dell’istruzione che va a sedersi sulla poltrona di viale Trastevere, a Roma, non capisce che preparando docenti per istruire meglio i disabili sensoriali si riqualifica tutta la Scuola.

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