IL MINISTRO NON CONTINUI A BERLA…

Credo che sia difficile, in futuro, che i sordi e gli ipoacusici siano protagonisti nella società; per “protagonisti” mi riferisco alla loro capacità di manifestare i reali bisogni psicocognitivi e sociolinguistici, come avviene ai simili in tanti Paesi dell’EU. Invece, in Italia, siamo incarcerati nelle lobby. Costoro sono facilmente individuate nei settori sanitari, con la fisima di voler risanare, o addirittura sradicare la sordità dalla faccia della terra. E’ ovvio che, per un genitore, è bramosia avere un figlio «sano». Ma il piccolo sordo è sano e vispo: il genitore prende sempre  per modello (cfr R. Pigliacampo, 2008) il coetaneo con tutti i sensi ben funzionanti (…), riportando il discorso sul leitmotiv della normalizzazione

Un altro  principio emerge in Italia: la carenza della formazione specifica del personale che si dedica al settore scolastico e linguistico (intendo l’interazione col bambino e non agli aspetti logopedici…). Una percentuale di tale personale sospinge i sordi, loro stessi  bisognosi di supporto culturale, con spesso limitata comprensione di temi sociali, se non che la smania di gridare alla LIS, messa in testa ai dirigenti di associazioni più o meno grandi. Approvo la validità della lingua italiana dei segni, ma deve entrare nel contesto - anche teorico - con altre appropriate discipline d’insegnamento, tramite un’ottima programmazione per formare operatori qualificati! Oggi il MIUR, di cui ho fatto parte per un periodo nella Consulta nazionale, non compie lo sforzo di formare docenti e personale secondo l’evoluzione psicocognitiva e sociolinguistica  del bambino sordo in carico, ma esclusivamente per le smanie di chi gestisce il potere sui o per i sordi. Verissimo che un’elevata percentuale di docenti e operatori (assistenti alla comunicazione, interpreti di LIS o labiali) è «ignorante» sulle tematiche e problematiche della sordità, ma molto di più lo è chi si qualifica «professore» di discipline di cui non ha la base principale, che implica studiare prima lo sviluppo del bambino senza deficit sensoriali. Ecco che diveniamo complici talvolta di persone che, per il fatto di sapere qualche segno significativo, si spaccia di possedere conoscenze che, messe di fronte ai sordi professionisti (psicologi, pedagogisti, sociologi, ecc.) si squagliano come neve al sole! Di fatto la responsabilità ricade sul ministro dell’istruzione che va avanti alla giornata. Ci sono sordi con studi e titoli accademici all’altezza di fornire indicazioni, che gioveranno a tutti i bambini. Si abbia l’umiltà del confronto: e che il ministro non la beva, come troppo spesso succede!

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