La verità è nell’evidenza

  

Non ho più timore di confessare ciò che penso, per il semplice motivo che esercito la mente su quanto l’interlocutore si aspetta da me,  vale a dire quel che egli stesso sa ma  non ha il coraggio di comunicarlo liberamente. La verità è questa: siamo sempre bloccati sulla soglia della scoperta del vero e del profondo della nostra essenza. «Chi nega un’evidenza – scrive Raffaela La Capria (cfr Il Corriere della sera, del 17 febbraio 2010 - falsifica tutta la realtà, anche quando non crede di non farlo. Negare l’evidenza è il primo passo per negare il valore della verità, mentre l’evidenza, una volta constatata, è una porta aperta sulla verità.» La porta però rimane chiusa dalla confessione per i nostri comodi: e sino a quando non infrangeremo le catene che non ci liberano dalla nostra psiche involuta, la porta non s’aprirà mai, rinunciando alla lotta da una parte e, dall’altra, «quelli» se la caveranno dichiarando un complotto. Per questo è affascinante la testardaggine di Antonio Di Pietro nello sforzarsi di far emergere la verità. Un magistrato, anche chi non eccelso, esercita sempre “un’azione dovuta” per l’ipotetica violazione della legge e, dall’altra, c’è il “diritto di garanzia”, affinché chi dice il contrario, possa dimostrarlo davanti al tribunale dello Stato. Chi tenta di sfuggire a ciò nasconde la verità, è evidente che vuole imbrogliare il giudizio. 

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