Il confronto del sordo

Confrontarsi  è fondamentale per conoscere le proprie potenzialità e “dove si è arrivati” nello scibile. I sordi di nascita e divenutili in età evolutiva spesso commettono gravi errori di autovalutazione. Non sanno ‘misurarsi’ con i colleghi sulla loro  professionalità. Questo è evidente nei soggetti con difficoltà di conoscenza della lingua italiana. Spesso non sono in possesso di nessuna «prima lingua»: né la lingua italiana né la lingua dei segni (LIS). Anche i laureati, spesso professionisti  iscritti all’Albo che esercitano la professione, trovano difficoltà di aggiornarmento sui testi scritti. Qualcuno ha sollevato la domanda: ti faresti curare da un medico sordo? Eh, io sì. Ovviamente sarò sollecito nel chiedere il posesso della specializzazione. Perché se lo rispengessi vuol dire non avere fiducia di un simile prevalendo in me il pregiudizio. Come era imperante nell’epoca ellenistica, nell’idea del kofos aristotelico.  Eppure  parecchi sordi non sono aggiornati sulla loro professione: e i colleghi del settore professionale sono più attenti ai corsi di aggiornamento, ai nuovi studi e  scoperte. Al professionista udente spesso basta una telefonata ad un collega per conoscere realtà professionali nuove e avere l’astuzia di accantonare teorie obsolete e diagnosi superate. Il sordo ci giunge più tardi, deve studiare e comparare le conoscenze e questo è imprescidibile  della lingua italiana con cui sono pubblicati i testi di specializzazione. Molti sordi dicono che a loro basti confrontarsi con i sordi nella “lingua dei segni”, vale a dire che la adottano per entrare nel nocciolo della questione di una teoria o ipotesi che fa loro comodo!. Questo ragionamento non torna! Se la mettiamo così allora è inutile che i sordi studiino le teorie linguistiche per capire il linguaggio e i processi che lo governino perché, a dire di taluno, non serve studiare la lingua italiana per conoscere cosa ha scritto Piaget o Vygotskij. Siamo al limite della presunzione. Tra i sordi ce ne sono perché deducono che tutto sia spiegabile attraverso il bel segnare. Non facciamoci prendere dagli stessi vizi di taluni udenti  parolai. I sordi hanno il dovere di confrontarsi sui testi della lingua del loro paese, opere scritte dagli udenti validi perché è ipocrisia l’affermazione di  lavarsene le mani dicendo “Loro sono udenti e non capiscono i sordi!”. Qui si tratta di ignoranza, del tentativo di aprire la porta del Sapere senza faticare, adducendo che - gli udenti -  hanno i libri scritti in lingua italiana e… io, sordo, i segni, la LIS e quindi mi bastano. La verità è che ciascun sapere deve essere interpretatato con una lingua, conoscerla bene aprirà diverse possibiltà di analisi.

Se non hai volontà di confrontarti sei pregiudizioso, limitato professionalmente, un demagogo, uno scansafatica.

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