L’ingenuità di Popper

Il filosofo Popper è un illuso, afferma: “Abbiamo un dovere verso i giovani: insegnargli a costruire un mondo meno violento“. Quel che è accaduto allo stadio di Catania, dove centinaia di giovani hanno sbrancato poliziotti sino a renderne qualcuno a morte, significa che noi genitori non abbiamo impartito nessun’educazione né valore né rispetto per la vita. La sconfitta è più nostra che vostra, ragazzi. Eppure “gli adulti non capiscono niente da soli e i bambini si stufano a spiegar loro ogni volta tutto daccapo (…). Poi, questi adulti, non hanno più tempo ad imparare il nuovo.” (Antoine Saint-Exupére - Il piccolo Principe). Io il libro del piccolo Principe non lo avevo letto da bambino, perché in campagna non era consueto starsene sui libri: “leggere rovina la vista”, diceva qualche vecchia contadina. Bastava avere attenti gli orecchi per satollarsi di racconti della vergara o del vergaro ed essere educati ai diritti e ai doveri. Troppi giovani, oggi, vogliono tutto e sùbito. I diritti portano solo al “volere/voglio”; i doveri impongono “sacrificio” e “dare”. Quando, nel nostro tempo, il giovane scapestrato trova un ostacolo o un impedimento che gli blocca la possibilità d’avere, eccolo annientare, anche col sangue, chi glielo impedisce, considerato come un “nemico”. “O tempora, o mores!” s’alza la voce di Marco Tullio Cicerone. Taluni giovani “normali” mi fanno paura: il loro modo di vivere la gioventù come fosse l’ultima decade dell’esistenza; il contatto con i giovani di altre esperienze o di altre idee politiche che assurge quasi sempre a scontro; il loro essere studenti incapaci di porre domande per costruire il futuro attraverso la cultura… Mi rendo conto che l’educazione come l’ho sperimentato è morta. Dobbiamo ripensarla da cima a fondo. Come? Forse noi genitori ci convertiremo bambini, chissà che non riusciremo a trovare un punto d’incontro. Forse ritorneremo a mettere in riga le generazioni. Diceva Esiodo: “Azioni di giovani, consigli di persone di mezza età, preghiere di vecchi“. Ma pia illusione che ha fatto il tempo (…). Tuttavia mi ha fatto impressione quel ragazzo scuola incontrato l’altro ieri ad un convegno, su un foglio mi ha tracciato le frasi: “Perché non iniziate ad ascoltarci? Nessuno si avvede della nostra solitudine e sete d’amore?“. E’ proprio così.

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